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Perclorato in frutta e verdure: ripubblicazione del relativo parere scientifico

Perclorato in frutta e verdure: ripubblicazione del relativo parere scientifico

27/05/2015

L'EFSA ha ripubblicato il proprio parere scientifico sui rischi per la salute pubblica derivanti dal perclorato negli alimenti, in particolare in frutta e verdura. Già adottato a settembre del 2014. Il perclorato è un contaminante chimico rilasciato nell'ambiente sia da fonti naturali che antropiche. L'uso di fertilizzanti naturali e acque irrigue contaminate da perclorato può portare a un notevole accumulo della sostanza nei vegetali a foglia. L'EFSA ha ricevuto i risultati delle analisi su 11.675 campioni provenienti da otto Stati membri, soprattutto per frutta, verdura e prodotti ortofrutticoli. Sulla base dei risultati ottenuti e dei dati provenienti dalla letteratura sui livelli di perclorato in succhi di frutta, bevande alcoliche, latte, alimenti per lattanti e latte materno, il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (gruppo CONTAM) ha effettuato stime sull'esposizione cronica e a breve termine. Gli esperti dell'EFSA hanno stabilito che la dose giornaliera tollerabile (DGT) di perclorato è di 0,3 microgrammi per kg di peso corporeo. La DGT è la stima della quantità di una sostanza che gli esseri umani possono consumare quotidianamente nel corso della loro intera esistenza senza incorrere in rischi rilevanti per la salute.

È improbabile che una singola esposizione al perclorato ai livelli riscontrati nel cibo e nell'acqua possa causare effetti nocivi sulla salute umana, anche nei gruppi più vulnerabili della popolazione. In generale l'esposizione alimentare cronica al perclorato è potenziale fonte di preoccupazione, in particolare per i gruppi più giovani della popolazione che ne facciano un consumo elevato e presentino una carenza di iodio da lieve a moderata. Inoltre l'esposizione al perclorato può essere preoccupante per i neonati allattati al seno da madri che presentino una carenza di iodio. La nuova valutazione dell'esposizione tramite la dieta non influisce su tali conclusioni complessive.