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Parere scientifico sui rischi per la salute pubblica legati alla presenza di perclorato negli alimenti, in particolare nella frutta e nella verdura

Parere scientifico sui rischi per la salute pubblica legati alla presenza di perclorato negli alimenti, in particolare nella frutta e nella verdura

27/10/2014

A seguito di una richiesta avanzata dalla Commissione Europea, il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (gruppo CONTAM) ha espresso un parere scientifico sui rischi per la salute pubblica legati alla presenza di perclorato negli alimenti, in particolare nella frutta e nella verdura.Il Perclorato (ClO4-) è un contaminante chimico che viene rilasciato nell'ambiente sia da fonti naturali che antropiche. Questa sostanza può essere 1) presente nei fertilizzanti di origine naturale come ad esempio il nitrato di sodio 2) disperso nell'ambiente da emissioni industriali derivante dall'uso di perclorato di ammonio nei propellenti solidi per razzi e missili 3) può formarsi  naturalmente sia nell'atmosfera che nell'acqua di superficie e 4) può formarsi in seguito alla degradazione di prodotti a base di cloro come ipoclorito di sodio o di calcio.Mentre le emissioni industriali non dovrebbero rappresentare in Europa la fonte principale  e maggiormente diffusa di contaminazione, l'uso di fertilizzanti naturali come il nitrato di sodio può portare a concentrazioni elevati del composto in frutta e verdura, perché prelevato efficacemente dall'apparato radicale della pianta. Allo stesso modo, l'irrigazione con acque di pozzo contaminate con perclorato può contribuire al suo accumulo nella pianta.Un' altra rilevante fonte di contaminazione per l'acqua potabile e per gli alimenti potrebbe essere la metodica di disinfezione dell'acqua con biocidi a base di cloro, che potenzialmente possono degradarsi in perclorato. Comunque l'uso di prodotti a base di cloro in applicazioni biocidiche diverse dalla disinfezione dell'acqua, in applicazioni fitosanitarie e la formazione naturale di perclorato nell'atmosfera e nelle acque di superficie, possono contribuire marginalmente alla presenza di perclorato negli alimenti e acqua potabile.Il perclorato è stato riscontrato in una vasta gamma di alimenti, tra cui verdure, frutta, latte e latticini, succhi di frutta, birra, vino e acqua imbottigliata. In una recente valutazione, a partire dal 2010, la commissione congiunta FAO / OMS sugli additivi alimentari (JECFA) ha esaminato i dati resi disponibili ed ha osservato che le più alte concentrazioni medie di perclorato si rilevano nelle verdure (tra 4,8-110 mg / kg), frutta (tra 0.5 -28 mg / kg),  succhi di frutta e verdura (26 mg / kg) e alimenti per lattanti (10 mg / kg).L'EFSA ha ricevuto i risultati delle analisi su 4 731 campioni provenienti da sei Stati membri, soprattutto per frutta, verdura e prodotti ortofrutticoli.Sulla base dei risultati ottenuti e dei dati provenienti dalla letteratura sui livelli di perclorato in succhi di frutta, bevande alcoliche, latte, alimenti per lattanti e latte materno, il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (gruppo CONTAM) ha effettuato stime sull'esposizione cronica e a breve termine.Il gruppo CONTAM ha stabilito, basandosi sulla inibizione della captazione tiroidea di iodio in adulti sani, che la dose giornaliera tollerabile è di 0,3 mcg / kg di peso corporeo al giorno. I più vulnerabili agli effetti acuti da perclorato sono i feti e i neonati.Secondo il gruppo CONTAM, è poco probabile che una singola esposizione acuta a livelli di perclorato riscontrato nel cibo e nell'acqua possa causare effetti negativi sulla salute umana anche nei soggetti più vulnerabili e che pertanto non è necessario stabilire una dose acuta di riferimento per il perclorato.Nel complesso, il gruppo CONTAM ha concluso che l'esposizione alimentare cronica al perclorato è potenziale fonte di preoccupazione in particolare per i giovani che presentano  da una lieve a moderata carenza di iodio. Inoltre, è possibile che l'esposizione a breve termine al perclorato potrebbe essere preoccupante per i neonati allattati al seno e per i bambini con una bassa assunzione di iodio.